Elogio all’errore

Ci avevo creduto, ma ho sbagliato.
Ho sbagliato perché non ho dato ascolto alle mie emozioni fin dall’inizio.
Quindi sono tornata, perché ho bisogno di un posto dove sfogare tutti i pensieri che mi girano in testa.
Perché ho deciso che sarò serena e quando si hanno troppi pensieri non si è mai sereni.
Gli ultimi due anni sono stati dolorosi. Sono successe molte cose, ho sbagliato spesso ma oggi sono contenta di me.
Sì, avete capito bene: ho fatto degli errori e sono contenta di me.
Le due cose possono coesistere.
Ho imparato a darmi questa possibilità: posso essere imperfetta, posso sbagliare consapevolmente oppure in buona fede e, allo stesso tempo, posso volermi bene.
Credo si chiami accettare i propri limiti o una cosa del genere.
Sono sempre stata una perfezionista che pretendeva da se stessa e dagli altri il massimo e per questo ho sofferto.
Ho sofferto, per esempio, per anni pretendendo l’amore di persone che non erano interessate a me. Ho chiamato, telefonato, inseguito, implorato, ho sperato e mi sono massacrata pensando che ero io a non andare bene, a non essere abbastanza.
Ho sofferto continuando a dare la mia fiducia a chi mi aveva mentito fin dall’inizio. Sono stata disponibile, sincera, amorevole, ho accettato cose che in realtà non mi andavano bene.
Poi è scattato qualcosa.
Ho smesso di combattere.
Mi sono arresa. Ho accettato che posso sbagliare. Ho smesso di pretendere che i sentimenti delle persone cambino. Ho accettato che se uno non mi ama, ci sarà un altro ad amarmi.
Mi sono fatta la domanda chiave “tra zero e la persona che mi ama di più al mondo, questo quanto mi ama?” E non mi sono accontentata del 10%, del60% e nemmeno dell’80%. Voglio vedere se esiste il 100%.
Nel frattempo voglio tenermi occupata, quindi, rieccomi qui.

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Il blog chiude

Avevo bisogno di sfogarmi, di separare da me, mettendoli scritti, alcuni tipi di uomini che ho incontrato, direttamente o indirettamente. Avevo bisogno dei vostri commenti, di sapere che non ero io l’unica sfigata ad aver conosciuto questa gente. Avevo bisogno di mettere alla berlina, ironizzare, graffiare con le parole.  Sono passati sei mesi: ho aperto il blog a luglio del 2012, uno dei momenti più bui della mia vita, e lo chiudo a febbraio 2013, perché inizio a vedere uno spiraglio di luce e, a primavera, voglio essere in altri luoghi, con il mio nome e la mia faccia. Ho imparato la gratitudine verso me stessa, perché sono una fenice che risorge dalle proprie ceneri e sono un camaleonte, sempre uguale a se stesso ma sempre diverso, e verso gli altri. Grazie per le 40,000 visite in sei mesi. Il mio peggior nemico è stato il mio più grande maestro. Sono diventata più umile: se fossi uomo e portassi un cappello me lo toglierei per inchinarmi di fronte alla lezione che mi ha dato l’Architetto. Sono tenace come l’erba che resiste da millenni alla forza del vento. Sono stata presa per mano e accompagnata fuori da un tunnel. Sono stata accolta. Ciò che è raccontato nel post della favola bisestile è successo davvero, con un finale diverso: il pesce mi ha salvato, da me stessa, probabilmente. E io ho salvato lui, dagli abissi, probabilmente. Abbiamo tanta strada da fare e non posso perdere qui nemmeno un altro momento.

Festeggiate sempre i nuovi inizi con tutta la gioia di cui siete capaci.

 

 

Come si masturbano le donne? Vero e Falso

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“Masturbarsi è bello e fa bene alla salute, ti aiuta a scoprire il tuo corpo e un domani, quando farai sesso, potrai suggerire al tuo uomo dove deve andare a “toccare” per farti godere di più!”  

Martina,19 anni

La  masturbazione femminile ancora oggi è un mistero per molti uomini.  Torniamo ad affrontare l’argomento (già trattato dopo questo post sulla masturbazione e in quest’altro) perché mi sono arrivate delle email con delle domande specifiche cui, confrontandomi con un gruppo di amiche, tra i 16 e i 45 anni, abbiamo dato risposta.

  • Tutte le donne si masturbano ? QUASI VERO! In questo post avevamo detto sì! ma una recente inchiesta realizzata da un sito di incontri online (C-Date) la masturbazione è praticata regolarmente dal 92% degli uomini e dal 71% delle donne. Quindi non tutte, ma molte.
  • Si masturba solo chi non ha una vita di coppia  FALSO! Non si tratta di un palliativo del rapporto di coppia, ma di una parte della vita sessuale: alcune E il 50% dei partner tra i 25 e i 29 anni lo ha fatto in coppia.
  • Masturbarsi elimina lo stress  VERO! Durante l’orgasmo il cervello libera le endorfine, chiamate anche gli “ormoni del piacere”. Queste abbassano la pressione sanguigna, rilassano la muscolatura e apportano una sensazione di benessere attenuando dolori fisici (mal di testa, mal di stomaco, mal di pancia).
  • La masturbazione femminile è una pratica sporadicaDIPENDE. Alcune ogni giorno, alcune ogni settimana, altre … non è possibile stabilire una unità di misura! la risposta migliore è “quando ne hanno voglia”.
  • Con la masturbazione si raggiunge sempre l’orgasmo QUASI VERO! Una statistica dice che il 90% delle donne raggiunge l’orgasmo, mentre  il 10% delle donne soffre di anorgasmia, cioè provano desiderio e piacere ma non hanno orgasmi. Due donne su tre invece soffrono di disorgasmia, cioè raggiungono il piacere con la stimolazione del clitoride ma non con la penetrazione.  Ora questo in realtà non è un problema sessuale: semplicemente vogliamo ricordare ai maschietti che noi abbiamo bisogno di carezze mirate e non della semplice penetrazione.
  •  Le donne sono più inibite? FALSO MA… esistono, purtroppo, un gruppo di donne  frigide che hanno difficoltà a provare desiderio e piacere sessuale. In realtà questo non è un problema fisico (tranne in rarissimi casi) ma ci sono donne che vivono con senso di colpa l’atto di lasciarsi andare e di ascoltare le sensazioni del corpo femminile. La questione è sociale più che medica. Siamo certe che come le donne aiutano i loro partner impotenti ad avere una vita sessuale, all’interno di una relazione amorosa sia possibile migliorare la vita sessuale della donna e di conseguenza della coppia.
  • La masturbazione è una pratica solitaria FALSO! La masturbazione, reciproca o individuale, fa parte del rapporto sessuale, per cui molte donne si masturbano davanti  e insieme al proprio uomo.

Se avete altre domande —> diariodiurno@gmail.com

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2012 in review

Ho aperto questo blog a luglio del 2012 e ho scritto circa 40 articoli. Ho raggiunto punte di centinaia di visitatori e questo mi ha colpito molto.Pubblico questo rapporto per ringraziare tutti gli affezionati e per promettere a me stessa di continuare a scrivere regolarmente e di cose che amo.

I folletti delle statistiche di WordPress.com hanno preparato un rapporto annuale 2012 per questo blog.

Ecco un estratto:

600 people reached the top of Mt. Everest in 2012. This blog got about 11.000 views in 2012. If every person who reached the top of Mt. Everest viewed this blog, it would have taken 18 years to get that many views.

Clicca qui per vedere il rapporto completo.

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10 tipi di uomini che non vorresti mai incontrare

Le ragazze  si sa, sognano di incontrare il principe azzurro. Succede però che, prima di trovarlo, si incontrino molti rospi.

Una selezione di 10 tipi di uomo che ho incontrato nella mia vita e che non vorrei più incontrare.

  1. Lo Sposato che ti dice di essere sposato
  2. Lo Sposato che ti nasconde di essere sposato
  3. Il Gay inconsapevole ,
  4. Lo Zerbino,
  5. Lo Scopatore
  6. Il Pari Requisiti
  7. Gli uomini che vanno a puttane;
  8. Quello che vuole sposarti
  9.  Il segaiolo manifestus
  10. Lo stalker romantico

E voi, quali altri uomini da evitare avete incontrato? 

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La lista delle liste

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Gennaio è il mese delle liste, visto che a dicembre ho scritto Le 10 cose da fare per vivere meglio, oggi vi propongo una lista delle mie liste preferite.

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2013: 10 cose da fare per vivere meglio.

ImmagineForse avete avuto un anno duro e il vostro stato d’animo, oggi, oscilla tra lo scoraggiamento, la depressione, l’insoddisfazione e la preoccupazione. I sentimenti negativi partono da una sbagliata considerazione: ci si aspetta che gli altri ci rendano felici.In pratica si crede che la felicità sia qualcosa che gli altri ci donano. La frustrazione e l’insoddisfazione nascono proprio dal fatto che si aspetta che qualcuno ci faccia dei complimenti, ci gratifichi, ci promuova, ci giudichi belle, desiderabili etc. Far dipendere la propria felicità dagli altri significa condannarsi a una vita di perenne attesa e quindi frustrata.Come un cane che aspetta che qualcuno gli faccia una carezza, gli dia del cibo, lo porti a passeggio. Ma, ehi!, lui è un animale e quindi merita tutto il nostro rispetto e le nostre cure perché non può fare queste cose da solo, noi siamo esseri umani, possiamo provvedere a noi stessi. Essere felici è possibile, bisogna ascoltare se stessi e i propri desideri e bisogni e paure e sogni.

La relazione più importante è quella che avete con voi stessi. Non conta quanto siete ricchi, famosi, belli e amati da genitori, amici e fidanzati. Se non provate amore per voi stessi non riuscirete ad apprezzare tutto ciò che di buono avete nella vita.

Come fare, in concreto, ad amarsi di più? Un elenco di dieci cose semplici e pratiche che hanno migliorato la mia vita.

  1. Scrivete, ogni giorno,  una cosa bella che vi è successa o che avete fatto o che gli altri hanno fatto per voi e siate grati. Questo esercizio sulla gratitudine, all’inizio vi sembrerà faticoso, ma con il tempo imparerete a cogliere quanto di buono ci sia nella vostra vita, quanto essa sia preziosa per voi e per gli altri.
  2. Godetevi il presente. Il passato è andato, il futuro è nelle mani di Dio (comunque lo concepiate) ma il presente è vostro. Qui, ora. Adesso. Potete leggere questo post, o smettere o alzarvi o fare un sorriso o telefonare a qualcuno, uscire a fare una corsa, scegliere di piangere. O leggere. O mangiare. O tutto quello che volete. Ora, adesso, è il vostro momento. Siete i protagonisti del presente, non dimenticatevelo.
  3. Sorridete. 
  4. Siate sinceri con voi stessi. Mentirsi non serve a niente: le bugie che vi raccontate oggi, presenteranno il conto domani. Ascoltate i vostri desideri e i vostri bisogni più sinceri e prendetene atto.
  5. Abbiate coraggio. Se dovete lasciare qualcuno, lasciatelo. Se dovete dire a qualcuno che lo amate diteglielo. Se pensate che vi paghino poco, chiedete un aumento. Se volete provare qualcosa di nuovo fatelo. Se dovete chiedere scusa, fatelo. Se volete andare a vivere da soli, andate. Non rimanete in una situazione insoddisfacente solo per paura.
  6. Coltivate le vostre passioni, non importa quali siano, trovate il tempo per fare cose che amate. (Sì è possibile trovare il tempo: ad esempio spegnete la TV. Oooops quanto tempo libero! almeno 2 o 3 ore al giorno)
  7. Siate gentili con voi stessi: smettetela di stare a dieta, criticarvi, sentirvi sfigati, brutti, svantaggiati e in trappola. Qualunque siano gli aspetti di voi stessi che non accettate, smettetela. Questo atteggiamento serve solo a coltivare rancore, depressione, invidia e insoddisfazione. Il modo più semplice per sentirsi meglio è accettarsi così come siete.
  8. Viaggiate. Se non potete spendere soldi per andare lontano, viaggiate in Italia. (Ehi, viviamo in una delle nazioni più belle del mondo, ricordatevelo. No, non fate resistenza: tutti hanno amici o parenti in qualche città che possono ospitarvi)
  9. Frequentate i vostri amici. Se non avete amici reali è il momento di farveli: uscite, ascoltate, siate aperti, sinceri e sorridenti, gli amici arriveranno.
  10. Cambiate idea.  Siete sicuri che pensate certe cose perché sono giuste per voi o semplicemente perché le pensate perché vi siete affezionati alla vostra idea su quelle cose? Darsi la possibilità di cambiare idea, significa darsi la possibilità di cambiare vita.

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Interviste sul pompino: due donne e un uomo.

L’intervista sul pompino è stata un successo: migliaia di persone hanno letto il post. Ho deciso di pubblicare una seconda intervista sulla fellatio raccogliendo dei commenti che sono arrivati. Spero che continuerete a raccontare il vostro rapporto con il preliminare più amato dagli italiani e spero che alla fine riusciremo a tirare le fila in un “decalogo del pompino perfetto” o qualcosa del genere. Vorrei però che anche coloro cui non piace farlo parlassero del loro punto di vista e anche coloro che hanno paura. Potete usare la mia e-mail e rimarrete anonimi. 

A- Donna, etero

1. Sei uomo/donna? sei etero/gay?
Donna, etero.

2. Il pompino è una delle attività erotiche più amate dagli uomini. Perché?
Forse perché gli consente di guardare ciò che sta accadendo (e, si sa, che il senso che maggiormente eccita un uomo è la vista), perché può godersi il tutto senza dover fare granchè, perché la bocca è un ambiente caldo e umido come la vagina, ma a differenza di quest’ultima offre una gamma di sensazioni decisamente diverse, più intense e che si prestano meglio al gioco. Perché presuppone che la donna che lo fa sia piuttosto libera da pregiudizi e tabù, perché si sentono desiderati davvero… insomma, ce ne sono tante di risposte e tutte verosimili. Poi, ovviamente, come in tutte le cose, dipende dal grado di sensibilità e di coinvolgimento di ogni uomo, preso singolarmente.

3.Se dovessi spiegare a una donna totalmente inesperta come fare, cosa le diresti?
Quel TOTALMENTE inesperta mi suggerisce che è inutile spiegarle “dettagli tecnici” e “acrobazie” varie. Se è totalmente inesperta forse le suggerirei di prendere confidenza con il pene, iniziare a sentirne l’odore e il sapore e scoprire che effetto le fa. Sicuramente quello che le consiglierei è l’atteggiamento mentale: fiducia, mente aperta, coinvolgimento, voglia di conoscersi e di conoscere, senza forzarsi in nessun senso: se scopre che le piace e che ha voglia di andare avanti, che lo faccia senza pregiudizi; se scopre che non le interessa, che si fermi senza paura di comunicarlo.

4.Fantasie erotiche sul pompino, dove?
In casa, mentre lui cucina, o in auto (magari non nel traffico e non in strade di città!), in ascensore… anche se la mia fantasia più bella riguarda sempre il letto o il divano: ci tengo alla comodità! :D

5. Eiaculazione in giro, in faccia, sul seno, in bocca? cosa preferisci?
Nessun dubbio: in bocca. In quel gesto c’è, secondo me, la totale accettazione e accoglienza del partner. Simbolica, ovviamente, ma dietro ogni simbolo c’è sempre un significato.

6. C’è una fantasia di sottomissione della donna dietro al pompino?
Credo di no. Al contrario…
L’uomo è completamente in balia di quello che fa la donna, è lei a condurre il gioco. Lui non sa quale cosa può fare lei e come. E’ lei che decide i tempi, i ritmi, le sensazioni, in maniera del tutto imprevedibile. Questo è quello che personalmente ritengo sia l’aspetto più eccitante della fellatio, insieme al fatto che vedere il mio lui eccitato, perso e soddisfatto per merito mio, e solo mio, non solo mi dà un grande senso di “potere”, ma fa salire di parecchi punti la mia autostima.

7. Il pompino a livello emotivo. Descrivi.
Credo di averlo fatto già nei punti precedenti. Non riesco a scindere il lato fisico da quello emotivo. La pienezza delle sensazioni, da entrambi le parti, credo sia la perfetta fusione delle due cose.

8. Ho dimenticato qualche punto importante?
No, credo di no.

9. in generale alle donne piace?
Conosco donne che lo adorano, altre che lo odiano. Probabilmente la responsabilità è di come e in che circostanze sia avvenuta la prima volta che l’hanno fatto. Per dire, se il primo pene che hai annusato o assaggiato sapeva di pipì… difficile che si possa superare questo gap e ripartire col piede giusto.

10. Altro?
Per ora no… ci penso!

B- Uomo, eterosessuale

1.Sei uomo/donna? sei etero/gay?
Uomo, eterosessuale

2.Il pompino è una delle attività erotiche più amate dagli uomini. perché?
Credo che sia l’atto stesso di donarsi per dare il piacere al proprio uomo il “punto di forza” del pompino in se per se. L’eccitazione fisica della parte più sensibile di un uomo parodossalmente viene messa in secondo piano dal fatto che lei sia totalmente concentrata su di te per darti piacere. Tutto il sesso è un gioco di testa in primis e quindi sapere che lei ora lo sta facendo a te ti eccita, come sapere che quella pratica ha sempre quell’alone di “proibito” (grande stronzata questa, inculcata a forza da lavaggi del cervello d’estrazione democristiana) ma che per te non lo è più ti eccita. Sapere che giusto qualche minuto prima la stessa persona che ti sta facendo un pompino non è la “stessa”, che ha un lato di se che sfodera solo con te, perchè il modo in cui lo fa è solo per te, ora.

3.Se dovessi spiegare a una donna totalmente inesperta come fare, cosa le diresti?
Io credo non ci sia un modo univoco, una formuletta, tipo ciuccia qui, lecca la, succhia sotto e mordi lì. Non è un qualcosa di metodico, non si sta facendo girare un tornio in una officina, e ci sono molte variabili che devono essere messe sul piatto ogni volta.
Io credo che l’aspetto più importante è farlo con passione, solo questo, fare quello che si sente, e se lei si volesse sentire troia ebbene che faccia tutto quello che vuole per sentirsi tale, non deve frenarsi per paura del giudizio altrui, il pompino si affranca da quell’aurea di “sporco” che la società gli ha impresso, è un atto d’amore, di sesso, è quello che è, quello cui lei in quel momento si sente di far diventare.
Solo questo le direi.

4.Fantasie erotiche sul pompino, dove?
Dunque, in un camerino di prova in un negozio, in macchina, in autostrada di notte (rigorosamente in terza corsia eh), in piedi in una spiaggia libera, sul pianerottolo di casa nel desolato agosto, seduti la in fondo in un autobus semideserto (magari una di quelli che va nel Molise, perchè si sa che il Molise non esiste, quindi sarebbe semideserto, appunto) in un parco pubblico, in ascensore ma di quelli vecchi alla “profondo rosso”, sulle scale per andare in solaio. Che dici basta? Mi fermo qui?

5.Eiaculazione in giro, in faccia, sul seno, in bocca? cosa preferisci?
Mi piace pensare di poterlo fare dove mi sento al momento, ergo avere la piena libertà del suo corpo. Del resto durante “l’ater ego” del pompino, ossia il beneamato cunnilingus quando verrà lei potrà capitare che decida di venire esattamente dove la sua fantasia in quel momento la guiderà.

6.C’è una fantasia di sottomissione della donna dietro al pompino?
Non propriamente, nel senso, da che mondo e mondo alla donna piace essere “presa”, quindi sapere di essere in quel momento nelle mani di un uomo può eccitarla e farla decidere di “sottomettersi” (che di per se trovo sia una parola molto stupida, ma tant’è) ma del resto, giusto per ripetersi, la stessa cosa avviene durante un cunnilingus, momento in cui è la donna che ha totalmente in mano il joystick.

7.Il pompino a livello emotivo. Descrivi.
Difficile descrivere a parole una sensazione così forte, così personale, che dipende se fatto per sesso o per amore, se è un avventura oppure un occhinegliocchi. Fisicamente ti manca il respiro, ti tremano le gambe, e il piacere ti sale dai piedi sino al cervello e si ferma lì per poi riprendere con giri astrusi.

8.Ho dimenticato qualche punto importante?
Direi di no, così su due piedi.

9.in generale alle donne piace?
Tutto dipende da quanto la donna si sente libera sessualmente. Credo che a chi non piace forse perchè non si è ancora liberata dalle catene del proibizionismo sessuale e dal pensiero “e dopo che pensarà di me?”.

10.Altro?
Null’altro da dichiarare!Saluti!

C- Donna, etero

1.Sei uomo/donna? sei etero/gay?
Donna, eterosessuale

2.Il pompino è una delle attività erotiche più amate dagli uomini. perché?
Tanti motivi, forse perchè essendo stato fino a poco tempo fa una pratica “poco comune” aveva un fascino maggiore, forse perchè è allo stesso tempo un preliminare ma anche un rapporto, probabilmente perchè quello orale è uno degli stadi su cui gli uomini si fissano di più, in questo caso nel ricevere.

3.Se dovessi spiegare a una donna totalmente inesperta come fare, cosa le diresti?
Ho sempre sostenuto che per un buon pompino non è necessaria troppa pratica, è questione di passione. Faccio sempre il paragone con la cucina: puoi seguire alla lettera una ricetta ma se non hai passione per cucinare il piatto non ti verrà mai bene quanto una donna che invece cucina con passione e fa di testa sua. Il consiglio è quindi quello di seguire il proprio istinto, imparare ad ascoltare il proprio piacere ed il piacere dell’uomo, sempre che ci sia passione, se manca quella non sarà mai un buon pompino.
Poi ci sono anche i casi in cui chi lo fa con passione esula dal rapporto con la persona a cui lo fa, e diventa una passione per il pene in generale, ma diventano casi di pura esercitazione stilistica, e sconfiniamo già in altri discorsi

4.Fantasie erotiche sul pompino, dove?
Sicuramente i luoghi oggetto di migliori fantasie sono quelli pubblici in cui corri il rischio di venir scoperto, ma questo credo sia per ogni pratica sessuale. Per il pompino credo venga più naturale pensare all’ufficio, sotto la scrivania ad esempio (storia contemporanea docet), ma anche l’auto (associazione di idee col freno a mano o il cambio), qualcosa di geniale e fuori dal coro? Mare, piscina, vasca, ma diventa già una cosa più complicata dovuta alla presenza dell’acqua e a questo punto bisogna essere davvero molto prese.

5.Eiaculazione in giro, in faccia, sul seno, in bocca? cosa preferisci?
Cosa preferiscono gli uomini: l’ingoio. Cosa preferisco io: Ovunque, in faccia, sul seno, sulla pancia, ma anche su di lui, è importante infatti per me il post-eiaculazione che mi vede alle prese con un’eccitante attività di “pulizia” che dà il la ad un nuovo rapporto per lui e contribuisce ad eccitar maggiormente me che non sono ancora venuta.
Tengo a sottolineare però che nella maggior parte dei casi è sempre l’uomo a decidere la sua conclusione, e mi pare pure giusto visto che si tratta di una pratica a lui dedicata ed io non mi faccio problemi di alcun tipo, anche perché è sempre bello cambiare

6.C’è una fantasia di sottomissione della donna dietro al pompino?
Può esserci o no, dipende. Sicuramente da parte mia dipende dal momento, ed in genere io preferisco sempre seguire il mood. Più precisamente, se mi sento in vena di sottomissione mi comporterò in modo che la situazione diventi tale e viceversa. Non ho affatto preferenze su questo. L’unica cosa che mi dà fastidio è quando il mio sentimento si discosta da quello del mio uomo, ad esempio io non mi sento in vena di sottomissione e lui mi vorrebbe sottomessa. Quà sta all’uomo percepire il mio stato d’animo e comportarsi di conseguenza. Poi se non capisce io mi infastidisco. Peccato per lui perchè si perde il miglior pompino della sua vita. Devo dire che sono state pochissime le volte in cui mi sono trovata in queste fastidiose situazioni.

7.Il pompino a livello emotivo. Descrivi.
Penso di averne già parlato un po’ in tutte le risposte di cui sopra.

8.Ho dimenticato qualche punto importante?
Ho trovato interessante quello descritto dall’ultimo uomo, sul tipo di pene.

9.in generale alle donne piace?
Secondo me, in generale, alle donne non piace. Parlo a livello di statistica. Forse perchè è più diffusa la pratica del pompino rispetto al corrispettivo femminile, forse perchè spesso preferirebbero un 69, forse perché in generale ci sono pochi uomini che non amano o non sanno praticare il cunnilingus.
A me piace. In tutte le salse. Ovvio che sono anch’io per una maggiore diffusione di cunnilingus e 69, il piacere è più bello se condiviso

10.Altro?
Credo non manchi nulla nell’intervista.

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Favola nera e bisestile.

C’era una volta una principessa. Era giovane, bella, intelligente ma era anche arrogante, dalla lingua tagliente e, peccava di orgoglio, pensando di bastare a se stessa. Una notte d’inverno, mentre dormiva nel suo letto a baldacchino, dei vermi le entrarono nell’orecchio. Era inverno e i vermi, freddolosi, si rintanarono nelle profondità del cervello. Lei, non si accorse di nulla. Aveva dei bei vestiti, la principessa, li usava per coprirsi e per andare a passeggio, nel suo castello servivano ottimi pasti e la giovane aveva molto affetto per scaldarsi il cuore. I vermi non trovavano nulla da mangiare e così iniziarono a mangiarle il cervello. Dall’esterno non si vedeva nulla ma la principessa iniziò a fare molti pensieri nefasti. Pensava che i suoi vestiti fossero fuori moda, che i suoi pasti non erano niente di speciale, che le persone che le volevano bene, poverine, non avevano di meglio da fare.Alla prima occasione non esitò a liberarsi di tutto: buttò i vestiti, perché non le piacevano molto. Buttò il cibo, perché aveva voglia di qualcosa di diverso. Se ne andò dal castello, perché non lo trovava più di suo gusto. Chiuse il telefono in faccia ai suoi amici, perché non erano come se li era immaginati.
Arrivò l’inverno. La principessa era nuda, affamata e sola.
Provò a coprirsi con le mani, ma aveva freddo. Trovò uno straccio e se lo buttò addosso, andò di casa in casa e i suoi amici le chiusero le porte, non riconoscendola così. Iniziò a mendicare. Mentre sedeva sul marciapiede osservava le scarpe delle persone, non osando guardarle negli occhi, le guance rosse di vergogna. Ogni tanto qualcuno le buttava una moneta, ma la maggior parte delle sere la passava in fila di fronte alla casa delle dame della carità.
Un giorno vide un uomo solo quanto lei: era ben vestito, però, e stava mangiando qualcosa che aveva appena acquistato. Lei si fece coraggio, si alzò e sfoderando il suo miglior sorriso, gli parlò. L’uomo, un solitario, appena la vide si innamorò. La portò a casa, la vestì, la nutrì e le regalò dei bei vestiti. Lei, gli sorrideva, con gli occhi nuvolosi e cupi come il cielo di novembre, e non era mai contenta, lui perso nel mistero del suo sguardo desiderava un sorriso e la portava nel miglior ristorante della città. Andavano al ristorante e lei osservava le coppie, che camminavano a braccetto, le vedeva ridere e baciarsi. Camminavano rapidi e non la degnavano di uno sguardo, lasciandola a riflettere su quanto aveva avuto e quanto aveva perso. Un giorno la principessa decise che si era scaldata abbastanza e che ora era abbastanza forte per camminare da sola. Uscì per strada lasciando l’uomo da solo a casa a fissare la sedia che lei aveva lasciato vuota. L’uomo si chiese perché lei non avesse mai sorriso: si diede la colpa, giudicandosi incapace di amare, rimase solo per sempre.
L’inverno non voleva finire: il vento gelido le sferzava la faccia, e dopo aver camminato per un po’ lei, che non era coraggiosa, alla vista del buio si spaventò. Andò in una piazza e si sedette su una panchina, piangendo e pensando che qualcosa sarebbe successo. Le si avvicinò un uomo: le disse che voleva offrirle un pranzo, lei si alzò, preoccupata per il suo aspetto, e lo seguì. L’uomo iniziò a camminare per la città, chiacchierando, lei si sentiva bene: per qualcuno era importante. L’uomo attraversò una strada e si diresse all’interno di un vicolo: lei lo seguì fiduciosa.
Quando entrarono nella viuzza stretta, stava calando la notte. Lui la sbatté contro un muro. Lei immobile per la paura, come un animale braccato, pensò che non aveva scampo perché era più debole fisicamente. L’uomo la prese per i capelli e le sbatte la testa contro il muro, più e più volte, finché non vide il sangue: allora la incatenò.
Stordita dal dolore, con il sangue che le colava in faccia, camminava dietro all’uomo, lo sguardo sulle pietre del selciato.
Un pensiero le attraversò il cervello: mendicare, in fondo, non era male, ce la poteva fare. Si fermò.
L’uomo tirò la catena. Lei gli sorrise, gli occhi scintillanti dietro al viso tumefatto. “Voglio venire con te, non serve che tu mi strattoni, te lo giuro, desidero camminare al tuo fianco, non dietro di te. Liberami e te lo dimostrerò”.L’uomo non era convinto ma la principessa era così bella e sottomessa e dolce che lo convinse.
Quando l’ebbe liberata lei gli camminò a fianco, come promesso, chiacchierando allegra. Camminarono fino a un ponte, il fiume gelido e grigio scorreva impetuoso. “Mio amato, aspetta, voglio osservare il fiume in inverno” mentre l’uomo si fermava, lei si buttò di sotto, un volo di trenta metri, così improvviso che lui non poté fermarla.
L’acqua la colpì come una lama nel petto, mozzandole il respiro. Alzò gli occhi: l’uomo urlava e agitava un pugno nell’aria. I vermi, scossi dall’acqua fredda, erano scivolati fuori dal cervello della principessa attraverso l’orecchio ed erano morti, congelati.

Lei ignara raggiunse la riva e si nascose nel canneto. Sola, in breve tempo imparò ad accendere il fuoco alla notte, a procurarsi il cibo, a stare nascosta. La solitudine le pesava e la schiacciava e pungeva come una vecchia coperta di lana militare. Un giorno per sovrastare il silenzio e la paura iniziò a parlare al fiume. “Fiume, sai cosa mi è successo? Avevo tutto e l’ho gettato via: sono stata stupida e non mi merito niente!” Si lamentava lei, ma era una donna solare e ogni tanto scherzava e rideva e il fiume un giorno le rispose.

“Fiume, tu parli!”

“no, il fiume non parla”

“Ma io ti sento!Mi parli” – la principessa non era sicura ma si sentiva così sola e spaventata e insistette finché scoprì che un pesce, che si era avvicinato alla riva sentendola parlare e cantare e piangere e lamentarsi, si era fermato ad ascoltare e impietosito le aveva risposto fingendosi il fiume.
Il pesce era argentato e quando la luna saliva alta nel cielo, le squame brillavano di tutti i colori dell’arcobaleno.
“Sei bello pesce,” gli diceva la principessa “Quando nessuno ti vede e solo io e la luna ti guardiamo, tu splendi come le stelle del cielo e da te escono tutti i colori dell’arcobaleno”.
Il pesce si schermiva e non ci credeva ma lei insisteva. “sei bello, pesce”.
Parlarono e parlarono e lui raccontò come si viveva da pesci nel fiume e le albe viste sotto il pelo dell’acqua e i tramonti visti dalle profondità dei fondali e raccontò delle trote e dei lucci e un giorno disse “voglio farti vedere i fondali”. Lei gli tese la mano, lui le diede una pinna e, a braccetto, ridendo, attraversarono il fiume.
Quando lei tornò sulla riva, ricominciarono a parlarsi, pianificando nuove escursioni e scorribande sul letto del fiume. Erano simili, eppure così diversi.
Lei un giorno ci pensò. “io sono una donna, voglio vivere nel mondo. Lui è un pesce, vive nel fiume”. Scacciò subito il pensiero. La mente di lei andava ancora alla sua vita prima dell’inverno, quando aveva una casa piena di luci e di affetti. Ormai era passato molto tempo e lei non sapeva più dire se aveva vissuto davvero quella vita o se se l’era solo sognata: in fondo, vivere sulla sponda di un fiume, non era così male. Aveva cibo, riparo e la compagnia del pesce.
Una notte, cullata dalla luna piena, sognò un bambino di due anni, biondo, con gli occhi azzurri, che sorrideva e la chiamava mamma. Lei si svegliò all’improvviso.
Si guardò le mani, che così spesso sognava di trasformare in branchie. Specchiò la sua immagine nel fiume: aveva desiderato diventare pesce. Ringraziò Dio che non l’aveva esaudita: era una donna, aveva già la sua fortuna, voleva provare ad avere di nuovo una casa, degli amici, un pasto caldo e dei bambini.
Lo spiegò al pesce: lui non capì. Lei versò una lacrima, enorme, argentata, con dentro mille colori.
Il pesce non la vide, perché era scappato sul fondo del fiume.
Versò un’altra lacrima: argentata, mille colori dentro.
La principessa capì che avrebbe portato il pesce e tutto quello che si erano donati per sempre con sé.
Sorrise, la donna, e iniziò a camminare, senza voltarsi indietro.
La sponda del fiume era molto lunga e lei non conosceva la strada.
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I colleghi sono persone, sì, ma fino a un certo punto.

 

La collega che nessuno di noi vorrebbe avere è, in primo luogo, donna. Un sondaggio privato, svolto su un campione di conoscenti, su un campione di 50 persone intervistate, 25 uomini e 25 donne, afferma che per il 90% del campione i colleghi peggiori sono donne.

L’età non conta, perché la collega che non vorremmo avere si classifica come insopportabile, fin dal primo giorno di stage e anche dopo anni di lavoro. La collega che non si vorrebbe avere è una passiva aggressiva ossia una vipera che esprime la sua frustrazione sorridendo amabilmente:

“no, non c’è problema, lo faccio io questo lavoro” (dovevi farlo tu, stronza),

“sì, per me va bene domani alle 5” (ecco, adesso devo spostare la ceretta!),

“certo, vado io in trasferta” (odio andare in trasferta)

ma anche personali:

“come stai bene” (sei ingrassata),

“sei stanca?” (sembri invecchiata),

“bel vestito” (ma dove pensi di essere, ai Grammy?),

“che simpatico il tuo ragazzo” (brutto e noioso come te),

“ah, l’hai fatto tu?” (si vede, è fatto male).

Al mattino alle nove, la collega che non vorresti avere, ti si piazza vicino alla scrivania e racconta, con dovizia di particolari, tutto ciò che ha fatto dal momento in cui ha lasciato l’ufficio, fino al suo arrivo. Siamo sempre informati, quindi, della qualità del suo sonno, del traffico sui mezzi pubblici, del programma TV – uguale a mille altri programmi TV – che ha visto. La collega, infatti, è noiosa. Racconta banali dettagli di vita quotidiana, non perché sia una persona priva di interessi – anche, ma non sempre, – ma perché in ufficio si sta a contatto uni con gli altri otto ore quotidiane e il tempo per fare cose folli è praticamente nullo. Il giorno in cui evitare come la peste la collega che non vorremmo avere è un qualsiasi giorno prima e dopo un ponte o le vacanze estive. Arriva armata di chiavetta USB in cui ha catalogato le mille foto scattate, tutte uguali a se stesse a a mille altre scattate da qualche altra donna di ceto medio, reddito medio, che vive da qualche parte del mondo che chiamiamo sviluppato. Dopo pranzo si forma un gruppetto di donne – gli uomini glissano abilmente – riunite a petalo di rosa intorno alla scrivania. La collega commenta, passo passo, ogni singola foto. Io, mi dissocio sempre, soprattutto perché i complimenti falsi non mi escono dalle labbra, perché in fondo non mi interessa e si nota.

Una collega che non vorremmo avere è maligna: sogghigna non appena qualcosa ti va storto fissandosi un’unghia perfettamente laccata, non tanto per non incrociare il tuo sguardo, ma per non mostrarti l’occhio che si illumina di soddisfazione.

La collega che non vorreste avere è indiscreta: pretende dettagli della vostra vita privata solo perché lei ama raccontare i suoi. A nulla varranno i vostri timidi dinieghi, la collega, non ci sente e vi incalzerà “allora, come è andata?” finché non porrete fine all’invadenza con un secco “bene”. L’invadenza accompagna tipi di persone diverse, i logorroici che scadono nella domanda inappropriata, i taciturni, che a volte rosi dalla curiosità buttano là una domanda un po’ ambigua e gli equilibrati, che anche loro, ogni tanto una padellata di affari loro se la potrebbero fare.

A questo proposito la collega che non vorreste avere è una pettegola: non fa in tempo a succedere qualcosa che lei lo riporta, distorto, a mezzo ufficio. Passa le pause caffè a sparlare del lavoro degli altri e critica qualsiasi decisione sia stata presa, non solo dai vertici dell’azienda, ma dai singoli lavoratori. Ho sentito personalmente una persona criticarne un’altra, addetta al rifornimento cancelleria e cose generali, per la qualità di carta igienica comprata.

La collega che non si vorrebbe mai avere è la lecchina del capo. Arriva per prima in ufficio, quando ancora albeggia, esegue tutti i compiti che le vengono affidati senza raziocinio: fa come le viene detto e non si interroga mai su quale sia il suo contributo. Il capo, in effetti, non può rimproverarla: semplicemente ogni tanto le dice “fai il passo successivo, fai uno sforzo in più”. Lei, mortificata e con le guance accese dalla vergogna, torna alla scrivania e inizia subito a scrivere picchiando sulla tastiera.

La collega che non si vorrebbe mai avere è una disposta a tutto per fare carriera. Barricata alla sua scrivania, che lascia a mala pena nelle pause pranzo, lavora con i paraocchi, tesa nel raggiungimento dell’obiettivo finale, per il quale è disposta a calpestare qualunque cosa intralci il suo cammino.

La collega che non si vorrebbe avere non ha voglia di lavorare, lei è qui, tra noi, in ufficio, ma per puro caso. Si è appena sposata e trilla “mio marito, mio marito!” ogni giorno, in relazione a qualunque cosa: lei vorrebbe essere solo moglie&madre e questo stipendio che si deve guadagnare le pesa, quindi scarica il lavoro sugli altri, in particolare su di te.

É una neo-mamma, una volta ragazza simpatica e presente, oggi impegnata in lunghe conversazioni telefoniche su “pannolino, cacchina, passeggino” con la baby-sitter. O in lunghe litigate con sua madre, nonna-babysitter. O in lunghe discussioni nervose, con il marito. Insomma, non lavora più – voi passate lunghe ore a finire il suo lavoro arretrato – e non ci si può nemmeno parlare.

La collega che non vorreste avere è quello che in un momento di bisogno si eclissa, sparisce, richiamata in bagno, al telefono, in un altro ufficio per le più svariate ragioni. Quando ci sono compiti da svolgere tutti insieme, lei non c’è mai, risucchiata da cose che la tengono sempre altrove e sempre per il lasso di tempo necessario a finire quel compito.

La collega che non vorreste avere, a volte, puzza. Nessuno riesce a dirglielo chiaramente ma, si sa, accade. Se sono episodi sporadici ognuno sopporta gli altri, se invece è uno stato di fatto, si fanno dei grandi conciliaboli e alla fine si fa un grande aprire di finestre, senza però, fiatare.

 

 

 

 

 

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